Incontro al cyberbullismo: strumenti e strategie per i genitori

I bambini e gli adolescenti vittime di cyberbullismo molto spesso sono restii a parlare delle molestie subite in rete per svariate ragioni: hanno difficoltà a capire che sono state vittime di cyberbullismo; temono che il cyberbullo possa vendicarsi di loro una volta svelata la sua identità e continui ad insultarli, minacciarli e infastidirli; temono che i loro genitori possano vietare loro l’uso del computer o dello smartphone.

Malgrado l’assenza di segnali diretti, i genitori, gli insegnanti e gli educatori dovrebbero stare sempre in guardia rispetto al fenomeno sviluppando maggiore empatia così da leggere in maniera efficace atteggiamenti e comportamenti dei bambini e dei ragazzi. Il suggerimento è anzitutto quello di aprirsi al dialogo in maniera partecipata lasciando andare i giudizi e evitando domande di tipo accusatorio.

Spesso i bambini provano un senso di inadeguatezza e di distacco perché vengono estromessi da molteplici conversazioni con gli adulti. Ma tra i metodi più efficaci rientra un approccio costruttivista che vede un dialogo costante e inclusivo tra genitore e figlio che trascenda anche il senso più intrinseco del pudore. Evitare di parlare di argomenti come la sessualità, la prevenzione, la violenza e la droga in quanto ritenuti inadeguati o troppo espliciti dai genitori in relazione all’età dei propri figli  – pensiamo ad esempio a una fascia d’età tra i 10 e 17 anni –  non fa altro che alimentare nei ragazzi insicurezze, scarsa resilienza e poca informazione sui fenomeni.

Inoltre i genitori che si arroccano sulle proprie posizioni e che intendono imporre i propri ideali ai figli rischiano di ottenere la reazione opposta: trasgressione alimentata da evasione e endemica incertezza.

Nei casi più delicati il consiglio è quello di rivolgersi a un servizio di consulenza psicologica. Tra i sintomi più frequenti nelle vittime di cyberbullismo vi sono:

  • bassa autostima
  • stati depressivi
  • stati ansiosi
  • cambi improvvisi di umore
  • attacchi di panico
  • problemi nello studio, nel rendimento scolastico, abbandono precoce degli studi
  • problemi relazionali
  • pensieri di suicidio
  • problemi di salute fisica

Intraprendere un percorso psicologico consente di lavorare sull’autostima, sulla consapevolezza di sé e della propria identità, evitando il rischio di successive ripetizioni future di cyberbullismo. Un iter che ha lo scopo di indagare la vita sociale e le relazioni del bambino spesso aggravate da vissuti di solitudine e di isolamento.

Anche la resilienza, ossia la capacità di risollevarsi ottimisticamente da un evento negativo, è un ottimo strumento per far fronte al problema. Per favorirla sono fondamentali alcuni fattori:

  • ottimismo
  • senso dell’ironia e dell’umorismo
  • saper chiedere e accettare l’aiuto
  • coltivare e mantenere le relazioni con familiari, amici, adulti e compagni di classe
  • partecipare alla vita scolastica e relazionale
  • avere un’immagine positiva di sé

Per consentire una maggiore efficacia occorre aprirsi a relazioni significative e di supporto con le reti sociali come la scuola, lo sport, l’oratorio con le quali il bambino e l’adolescente sono a contatto. Anche il lavoro di gruppo è molto utile perché i ragazzi hanno bisogno di confrontarsi e di condividere storie e testimonianze, cambiamenti e risultati.

D’altra parte nel caso del cyberbullo l’obiettivo sarà quello di fargli comprendere che ha bisogno di accettare la responsabilità per le azioni lesive compiute. Il cyberbullo ha bisogno di capire le conseguenze che i suoi comportamenti lesivi hanno sulle vittime onde evitare il generarsi di patologie legate alla personalità.

Per mancanza di empatia i cyberbulli sono inconsapevoli dell’impatto emotivo dei loro atti devianti. Il compito dei terapeuti è quello di aiutar loro a sviluppare empatia e comprensione, indagare sui vissuti di denigrazione e rabbia,  comprendere la differenza tra dimensione reale e virtuale considerando che la società odierna si proietta a un’elevata virtualizzazione dei rapporti interpersonali.

Sarà fondamentale sviluppare un senso di responsabilità delle proprie azioni e gestire l’autocontrollo, la cui mancanza correlata con scarsa empatia, impulsività e irresponsabilità denota caratteristiche antisociali. Questi disagi, se non affrontati tempestivamente, possono evolversi in disturbi mentali e compromettere i normali processi di sviluppo.

Dietro ai comportamenti devianti del cyberbullo si celano: traumi familiari, autolesionismo, lutti, fallimenti scolastici, stati depressivi, abuso di sostanze. Ecco perché al fine di scongiurare le probabilità di recidivismo del cyberbullo occorre anche valutare i fattori di rischio del contesto socio-familiare.

L’intervento psicologico ha l’onere di osservare vividamente la dimensione affettiva e di lavorare sul deserto empatico, sulla mancanza di sensibilità, concentrandosi sulla competenza metacognitiva del soggetto e cioè sulla capacità di sviluppare idee e sentimenti rimodulando l’impulsività e l’aggressività. Si tratta di una funzione che consenta di migliorare l’autoefficacia promuovendo le capacità interpersonali.

L’adolescenza rappresenta grandi opportunità di crescita e maturità ma presuppone anche una fase di rischio dovuto principalmente alla vulnerabilità a cui si è esposti. I genitori devono essere consapevoli che dotarsi di nuovi strumenti di conoscenza e di risorse utili a comprendere la rivoluzione tecnologica in atto e i suoi effetti sui loro ragazzi è diventato di cruciale importanza per la crescita e lo sviluppo dei loro ragazzi ma anche per sviluppare con loro un dialogo positivo e costruttivo.

I cambiamenti tecnologici e l’anonimato del colpevole rendono il cyberbullismo più complicato del bullismo tradizionale.

(“Il metodo anti-cyberbullismo” – Sposini 2014)

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