Il web 2.0: un’arma a doppio taglio

Negli ultimi vent’anni la comunicazione tradizionale è stata soppiantata in buona parte da quella virtuale. Gli esempi più comuni, a tal proposito, sono le chat, le email, gli sms. Questo repentino cambiamento ha coinvolto soprattutto i giovani e gli adolescenti, principali fruitori di ambienti come Facebook, Twitter, Ask.fm, Snapchat. Questo è lo scenario di un fenomeno che ha cambiato il nostro messaggio culturale, i nostri schemi di pensiero e relazionali fino ad arrivare a una sovraesposizione dei nativi digitali – la cosiddetta generazione z – privi di strumenti di difesa dall’impatto emotivo provocato da questo mondo e dal cyberspazio. Complice una generazione genitoriale spaventata, confusa e “latitante”.
È infatti la prima volta nella storia della nostra specie che avviene un ribaltamento nel mondo delle relazioni: i post millennials hanno un vantaggio tecnologico-conoscitivo e competitivo nettamente superiore, in media, a qualsiasi adulto di riferimento dal punto di vista tecnologico, hardware e software.

Una differenza tangibile può essere facilmente delineata: se nel web 1.0 l’utente “millennial” era un fruitore e consumatore di servizi e contenuti, nel caso del web 2.0 ogni partecipante “postmillennial” può essere creatore di quei contenuti grazie alla progressiva implementazione di svariati strumenti intuitivi oggi creati per aumentare il potenziale creativo.

Lo smartphone è un dispositivo in cui ciascuno di noi deposita una certa quantità di informazioni straordinariamente intime al punto tale che, taluni, lo definiscono come il nostro sesto senso, in quanto viviamo e interagiamo attraverso uno schermo.

Ma siamo così certi della sicurezza dei nostri dati custoditi dallo smartphone?

Indubbiamente essere fuori da questi circuiti significa chiamarsi fuori da un contesto relazionale imprescindibile poiché noi siamo di fatto animali sociali. Però, o si è dentro o si è fuori. Per questa evidente ragione il nostro intento non è quello di adottare una politica di “tolleranza zero” verso il web, bensì incentivare un uso di internet consapevole e sicuro, per promuovere una cultura del rispetto, della solidarietà verso il prossimo, dell’empatia e una maggiore “metacognizione” sui concetti di privacy e di protezione dei dati personali, ancora poco chiari tra i bambini e gli adolescenti, ma anche tra molti adulti.

L’ambizione è quella di sviluppare degli empowerment individuali ma anche sociali. Rendere consapevoli giovani e adulti del potenziale creativo e formativo di un potente mezzo come il web 2.0. Un mezzo poderoso che, se utilizzato acriticamente, può fornire strumenti affilati come un bisturi. Un’arma a doppio taglio.

Quali sono le soluzioni per vincerlo?

Noi crediamo nella società in cui viviamo e siamo pronti ad adoperarci per contribuire al bene sociale, per favorire la crescita di generazioni più colte, creative, virtuose e consapevoli, per riportare in luce la memoria ormai persa del collettivo sempre più individualizzato e arido di comunione.

Questa situazione d’emergenza psico-sociale richiede nozioni di sicurezza, “buone prassi” (in questo articolo ne forniamo alcune) da insegnare e da trasmettere ai bambini e ai ragazzi costantemente collegati a internet, in modo da renderli capaci di affrontare situazioni anomale o di pericolo e per diffondere tra loro un’adeguata cultura della legalità e del rispetto dell’altro. Badando al grande valore che rappresentano la privacy, la protezione dei dati personali e la fiducia.

Non solo: occorre sensibilizzare anche gli adulti su diritti legati alla tutela della riservatezza, oltre che fornire loro informazioni tecniche sui filtri di controllo. Ricordando anche che suggeriamo un’apertura al dialogo partecipativo e comprensivo da preferire a domande accusatorie, denigratorie e inquisitorie che non fanno altro che allontanare i ragazzi che finiscono per chiudersi in se stessi. Ma l’argomento merita approfondimenti pratici più completi.

Non dimentichiamo mai che uno dei rischi più diffusi nell’utilizzo del web e dei social network è rappresentato dall’anonimato e dalla costruzione di identità virtuali che possono distruggere, nel vero e proprio senso della parola, la vita di un ragazzo o di una bambina.

(Il metodo anti-cyberbullismo, Sposini 2014)

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